Finalmente un raduno di maggio asciutto (o quasi): bisognava andare indietro di alcuni anni per trovare un meeting primaverile privo di pioggia; sappiamo bene che il meteo è un fattore che condiziona pesantemente lo svolgimento di una manifestazione e che spesso manda a catafascio mesi di lavoro, offuscando la bellezza dei percorsi e ostacolando il godimento del programma. E prima di cominciare la cronaca del raduno vorrei spendere due parole di ringraziamento nei confronti dell’organizzatore: o meglio, queste parole non sono solo dedicate a Valter e Marina e a chi con loro ha collaborato in maniera più o meno evidente, ma a tutti gli organizzatori dei raduni, passati e futuri: durante la manifestazione il tempo vola veloce e si prova una sensazione di sproporzione tra il tempo necessario per organizzare il tutto e le poche ore in cui l’evento si consuma; come se si fosse fatto tanto per nulla, o quasi: non dobbiamo dimenticare che organizzare una manifestazione di quattro giorni non è una passeggiata, che nessuno lo fa per mestiere e che quindi debba impegnare tante energie per offrire in evento piacevole agli amici: per questo motivo, oggi come sempre, è doveroso ringraziare chi, dandosi da fare, ha permesso la realizzazione di questo evento. Ed è ora il momento del resoconto della nostra “quattro giorni” di primavera: campo base all’Hotel Victor di Narzole in quanto la località, pur non offrendo particolari attrattive, offre il vantaggio di essere ben posizionata sul fronte logistico: percorsi abbastanza brevi in tutte le direzioni, strade scorrevoli, albergo immerso nel silenzio della campagna e dotato di un’uscita funzionale per il corteo, spazio per le auto in abbondanza e in area riservata. Qualche pioniere ha fatto da apripista già dai giorni precedenti ma il programma ufficiale recitava, come da prassi, la partenza dal giovedì: piano piano il piazzale dell’albergo si è popolato di variopinte spider: per la prima volta hanno partecipato i soci torinesi Angelo e Loreta Casella, a bordo di una sgargiante berlinetta arancione, mentre un altro equipaggio torinese, composto da Amalia e Beppe Ghiotti, ha visto il debutto della signora, dato che Beppe aveva già partecipato ma da solo. Presenti per la seconda volta i reggiani Luigi e Lorena Zannini e particolarmente gradito il ritorno di Gilda Fogli e Stefano Cerri dopo anni di assenza. Per il resto la solita comunità di presenze abituali, tra cui spiccano gli equipaggi provenienti da lontano: Alfredo e Carmela da Roma, Vittorio e Annamaria da Viterbo, Alfredo e Maria Grazia da Macerata e Francesco ed Elisabetta da Ancona. Nel pomeriggio, come da programma, auto in moto e via in marcia verso il centro di Cherasco che ci ha riservato la strada centrale per il posizionamento delle auto in prossimità dell’arco del Belvedere. Una volta sistemate le vetture, abbiamo fatto una breve passeggiata per visitare il Santuario della Madonna del Popolo, il bastione Belvedere e la chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Rientrati nel corso principale ci siamo recati a Palazzo Salmatoris, una costruzione del ‘600 detta anche “palazzo della pace” teatro di importanti eventi storici: qui infatti nel 1631 fu firmata la pace che mise fine alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato, nel 1706 vi venne custodita la Sacra Sindone per preservarla dall’assedio di Torino ad opera dell’esercito francese e infine tra queste mura fu firmato nel 1796 l’armistizio di Cherasco tra Napoleone e i Savoia. Ora è utilizzato come sede di mostre e in occasione della nostra visita vi era un’interessante esposizione sul periodo del boom economico con oggetti e ricostruzioni di ambienti tipici del periodo: una vera e propria sorpresa positiva per gli amanti del vintage ma soprattutto assolutamente in tema con le nostre auto. Rientro in hotel e dopo cena, come da cliché, presentazione del programma da parte dell’organizzatore. Si passa quindi a venerdì quando l’aria è freddina ma il sole è rassicurante e spinge più di un temerario a scoprire la vettura. La meta è Alba e la prima parte dei percorso è immersa nei celebri vigneti che danno origine al Barolo, un piacevole saliscendi circondato dall’incantevole panorama langarolo meta di turisti da tutto il mondo; raggiungiamo la città e lasciamo le auto al coperto sotto i portici del foro boario, per l’occasione interamente riservato a noi: una precauzione che si sarebbe rivelata molto utile in caso di maltempo. Fatti pochi passi abbiamo conosciuto Piera, la guida che accompagna alla scoperta di questa graziosa cittadina caratterizzata dalla presenza di numerose torri e dalla particolare merlatura dei suoi palazzi color mattone. Abbiamo visitato i resti delle antiche mura e le principali chiese del centro storico: San Giovanni Battista, San Domenico, il Duomo e Santi Cosma e Damiano; abbiamo fatto quindi una passeggiata nei principali punti caratteristici del centro storico per poi tornare alle vetture e riprendere la strada per Narzole; dopo pranzo la carovana si è mossa verso il caratteristico borgo di Barolo, arroccato col suo castello su un’altura circondata ad anfiteatro da vigneti a perdita d’occhio. Parcheggiate le auto, abbiamo raggiunto il castello, le cui origini risalgono al X secolo e che ebbe tra i suoi illustri ospiti anche Silvio Pellico; all’interno del castello è stato organizzato il Museo del Vino, con installazioni multimediali che raccontano la storia della viticultura e i processi di produzione, senza dimenticare aspetti più ludici quali una sorta di teatrino dove sono proiettati filmati con canzoni inneggianti al vino. Al termine del percorso ci si ritrova in un’enorme salone che ospita la cantina regionale del Barolo, con possibilità di degustazioni ed acquisti; terminata la visita il gruppo si è sparpagliato per le viuzze del borgo prima di ricompattarsi al parcheggio. A quel punto siamo partiti per un percorso panoramico fino a La Morra, dove abbiamo compiuto una breve sosta per fotografare il panorama dall’alto della collina prima di ridiscendere in direzione dell’hotel. Siamo già al sabato mattina e tutto procede speditamente: il bel tempo è ancora presente ma qualche nuvolone all’orizzonte fa presagire che nel pomeriggio il rischio di prendersi quantomeno qualche goccia non sarà così remoto: ci mettiamo in marcia in direzione di Pollenzo, antico borgo sede di un castello nel cui comprensorio oggi è ospitata l’Università di Scienze Gastronomiche. Le vetture sono state disposte nella grande piazza posta tra il castello e la chiesa di San Vittore; il gruppo ha proceduto alla visita libera dei monumenti mentre Enzo Dalla Rosa inaugurava il suo drone fotografando dall’alto la piazza piena di vetture. Successivamente siamo ripartiti in direzione di Santa Vittoria d’Alba per raggiungere le Cantine Fratelli Rabino, situate in un’antica cascina già proprietà dei Savoia: dopo avere invaso il cortile con le nostre spider, il titolare Andrea Rabino ci ha accompagnato in un giro nelle cantine, spiegando in maniera molto efficace il processo di vinificazione. Al termine del giro si è tenuta una degustazione dei prodotti dell’azienda cui è seguito il passaggio allo spaccio: qui ci troviamo non più nelle Langhe ma nel Roero, di conseguenza i vini sono completamente diversi data la differente composizione dei terreni su questa riva del Tanaro: il prodotto di punta nei rossi è il Roero DOCG affiancato da Barbera e Nebbiolo d’Alba, mentre tra i bianchi spiccano il Roero Arneis, la Favorita ed il Moscato d’Asti con menzione della sottozona Santa Vittoria d’Alba; del tutto assenti i cosiddetti “vitigni internazionali” a conferma dell’attaccamento alla tradizione tipico di questa zona. Rientriamo in hotel per il pranzo prima di un pomeriggio all’insegna della gola: infatti nel primo pomeriggio siamo attesi a Gallo d’Alba alla Sebaste-Antica Torroneria Piemontese, famosa azienda operante nel settore dei torroni e dei cioccolatini, in particolare i celebri Albesi ripieni di crema al liquore. Siamo stati condotti nello stabilimento per una visita degli impianti mentre una signora ci illustrava i processi produttivi: è sempre bello fare visite di questo tipo durante i raduni e sta diventando difficoltoso trovare qualcosa di inedito: il torrone però ci mancava e non possiamo che complimentarci con il nostro organizzatore! A seguire ci siamo recati a Grinzane Cavour, il cui abitato è dominato da un cocuzzolo sul quale si trova il castello già di proprietà del celebre Camillo Benso conte di Cavour; la piazza alla base del castello era riservata alle spider con tanto di cartelli di divieto e come sempre non sono mancati gli “abusivi” che se ne sono infischiati occupando gli stalli a noi riservato e creandoci qualche complicazione in fase di parcheggio. Tre spider invece hanno raggiunto lo spiazzo antistante il castello per una foto di gruppo con il classico tricolore. All’interno del castello si trova l’enoteca regionale del Piemonte, che propone oltre alla bottiglieria tutte le prelibatezze del Piemonte: molti ne hanno approfittato per portarsi a casa qualche gustoso souvenir, mentre altri hanno optato per una visita indipendente all’interno del castello. Il cielo era sempre più minaccioso ma alla fine sono cadute solo pochissime gocce che non hanno creato problemi di sorta. Siamo quindi rientrati in albergo per la classica serata di gala con musica dal vivo: alla cena sono seguite le premiazioni, le consegne degli abbonamenti gentilmente offerti dal nostro sponsor Epocauto e le danze, con Gastone ed il suo parrucchino rosso a raccogliere applausi e foto! Domenica mattina ci spostiamo in quel di Savigliano a respirare la contagiosa e genuina passione dei volontari del Museo Ferroviario Piemontese: dopo un viaggio sotto un cielo meraviglioso e circondati dalla vista sulle Alpi innevate con il Monviso in primissimo piano, siamo stati guidati con simpatia nella visita delle sale con plastici e reperti di ogni tipo inerenti al mondo ferroviario prima di andare a vedere i treni che queste persone hanno stupendamente restaurato: dalle locomotive a vapore alla celebre littorina, passando per i vagoni di terza classe “milleporte” tipici del ventennio ma utilizzati fino alla fine degli anni ’80 sulle linee secondarie; è stato possibile anche fare un giro a bordo di una draisina, il curioso veicolo utilizzato dai tecnici per gli interventi di manutenzione lungo le linee; alle spalle una quantità enorme di vagoni e locomotive da restaurare totalmente, impresa assai difficile a causa della cronica mancanza di fondi nonostante il generoso supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano. Dopo avere ringraziato il personale del museo, cui abbiamo lasciato il nostro gagliardetto, siamo rientrati in albergo per il pranzo finale e per recuperare i bagagli. E’ così giunto il momento dei saluti ed ognuno ha affrontato il viaggio di rientro con previsioni meteo da panico… ma come sempre lo si fa volentieri perché questi incontri ormai fanno parte della nostra vita e perderne anche uno soltanto ci costa davvero parecchio! Grazie agli organizzatori, ai nostri sponsor, alla cantina Fratelli Rabino, all’industria dolciaria Sebaste, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano e ai comuni di Alba, Bra, Cherasco e Grinzane Cavour per la fattiva collaborazione prestata.
Arrivederci al prossimo raduno.